Caccia a Kony, Obama manda i Berretti verdi
Nella giungla per stanare il «signore dei bambini soldato»
«Lo prenderemo vivo o morto». Un poster di «Kony 2012» è appeso sulla porta del generale Carter Ham, comandante delle forze americane in Africa. «Lo cattureremo, sono ottimista», ha detto il veterano dell' Iraq all' agenzia Ap. Magari non sarà per la fine dell' anno, come chiedono gli attivisti di Invisible Children che a marzo con un video cliccato oltre 10 milioni di volte su YouTube hanno messo Joseph Kony, il signore dei bambini-soldato, sotto i riflettori della Rete se non della diplomazia mondiale. L' ufficio di Ham sta in una base a Stoccarda, Germania. E questo fa capire quanto è lontana l' Africa. L' ottimismo del generale poggia sulle spalle di cento soldati delle Forze speciali che il presidente Obama ha inviato in Africa a fine 2011. La «task force Kony» è dislocata in quattro avamposti nella giungla tra Congo, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana. È in quest' ultimo Paese che sarebbe nascosto l' ex chierichetto ugandese che da oltre 25 anni guida l' «Esercito di Resistenza del Signore» (Lra, Lord' s Resistance Army). In un angolo (si fa per dire) di foresta equatoriale vasto come la California. Il villaggio più vicino è Obo, 15 mila abitanti: un terzo scappati alla minaccia di Kony. Negli anni 90 il suo «esercito» di bambini rapiti contava migliaia di soldati dai 7 ai 17 anni. Oggi, secondo l' intelligence Usa, gli sono rimasti meno di 300 irriducibili, stancamente braccati dalle squadre dell' Uganda e del fiacco esercito centrafricano. I Berretti verdi e i Seals della Marina americana hanno portato nuova linfa (e un budget di 26 milioni di euro) a questa caccia all' uomo che si trascina da oltre un quarto di secolo. I metodi di arruolamento del santone-killer non sono cambiati: rapire minori e costringere i maschi a diventare torturatori e le femmine schiave sessuali dei combattenti (a cominciare dal capo che nel ' 96 vantava 88 mogli). In lingua Acholi li chiamavano Tong Tong: taglia taglia. L' ultimo sequestro secondo l' Ap è avvenuto non lontano da Obo una settimana fa. Nell' avamposto dei Seals il capitano Ken Wright dice al New York Times che l' esercito è diviso in gruppi di sbandati. Per la prima volta avrebbero abbandonato donne e bambini per agevolare la fuga. Fuga da chi? Non bisogna pensare a blitz di veterani dell' Iraq con anfibi a prova di coccodrillo. Le forze speciali Usa hanno funzione di assistenza. Cercano Kony con la tecnologia. Ma i satelliti non funzionano nella giungla come in Afghanistan. Negli ultimi tempi il fuggitivo ha spento i cellulari: usa corrieri. I suoi soldatini si spostano nei corsi d' acqua per non lasciare tracce. Secondo l' Onu gli attacchi sono diventati meno intensi ma più numerosi (130 quest' anno). E il sedicente «portavoce di Dio» non ha perso i vecchi sostenitori di Khartoum, che in passato l' hanno usato per terrorizzare quello che oggi è il Sud Sudan. Il rinnovato conflitto tra Khartoum e Juba ridà un ruolo al ladro di bambini: ieri l' Uganda, che sostiene i sud-sudanesi, ha accusato il governo di Omar Bashir di appoggiare Kony. Da una parte la pressione mediatica legata al video di Invisible Children. Dall' altra le trame della geopolitica africana. In mezzo, 100 soldati Usa e un cinquantenne che non si arrenderà: nel 2006 Gheddafi gli offrì asilo ma all' ultimo lui rifiutò. Adesso nessuno lo vorrebbe, tranne all' Aja: è ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l' umanità. Nel suo enorme angolo di foresta, Kony aspetta e uccide.